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lunedì 18 marzo 2024

I Am Hymns of the New Temples- أنا تراتیل المعابد الجدیدة.


Aprirà al pubblico mercoledì 17 aprile 2024, nella sede del Museo di Palazzo Grimani (“Ala Tribuna”) a Venezia, la mostra personale (anteprima museale internazionale) dell’artista egiziano Wael Shawky (Alessandria d’Egitto, 1971) intitolata I Am Hymns of the New Temples- أنا تراتیل المعابد الجدیدة. A cura di Massimo Osanna (Direttore Generale Musei del Ministero della Cultura), Andrea Viliani (Co-curatore del programma Pompeii Commitment. Materie archeologiche) e Gabriel Zuchtriegel (Direttore del Parco Archeologico di Pompei), la mostra è organizzata in collaborazione fra il Museo di Palazzo Grimani e il Parco Archeologico di Pompei, e accompagna la partecipazione dell’artista alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, dove Shawky è stato invitato a rappresentare la Repubblica Araba d’Egitto al Padiglione Egitto. La mostra riunisce l’opera filmica I Am Hymns of the New Temples - أنا تراتیل المعابد الجدیدة – realizzata dall’artista nel 2023 e che, dopo la sua anteprima al Parco Archeologico di Pompei, viene presentata a Venezia in anteprima museale internazionale – e una selezione di opere multi-materiche e disegni realizzati dall’artista fra il 2022 e il 2024. Il progetto espositivo è concepito come un dialogo ideale fra spazi e tempi differenti, in cui le opere contemporanee coesistono con le opere archeologiche e i saloni storici di Palazzo Grimani, delineando un percorso che dal Camaron d’Oro conduce prospetticamente alla cosiddetta Tribuna, nota anche come Antiquarium o Camerino delle Antichità, vero e proprio fulcro del palazzo e delle sue narrazioni.

Narratore di processi conoscitivi ed espressivi sospesi fra il documentabile e l’immaginabile, Wael Shawky esplora i modi in cui sono state scritte e raccontate le storie e analizza come esse abbiano modellato anche la realtà storica. Nelle sue opere – in cui si articolano film, disegno, pittura, scultura, installazione, performance e regia teatrale, sempre risultato di una ricerca sulle fonti storiche e letterarie – Shawky ci predispone infatti a una posizione di consapevolezza nei confronti dei meccanismi narrativi, antichi e contemporanei, con cui sono stati interpretati e trasmessi i fatti storici, sociali e culturali e, attraversando spazio e tempo, evoca una dimensione al contempo fattuale e immaginaria della storia e della società, come se esse non fossero mai definibili una volta e per sempre, o da un solo punto di vista. Girata nell’estate del 2022 fra le rovine dell’antica città di Pompei, colpita dall’eruzione del Vesuvio nel 79 dc, I Am Hymns of the New Temples mostra ciò che affiora alle soglie fra le diverse culture che rendono Pompei un vero e proprio teatro delle culture mediterranee, le cui differenti narrazioni sono inevitabilmente connesse. La produzione dell’opera filmica I Am Hymns of the New Temples – vincitrice dell'avviso pubblico PAC – Piano per l’Arte Contemporanea 2020 promosso e sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura – è il risultato della collaborazione fra il Ministero della Cultura e il Parco Archeologico di Pompei nel contesto del programma Pompeii Commitment. Materie archeologiche. I Am Hymns of the New Temples rappresenta la prima opera prodotta, nel 2023, nel contesto di questo programma del Parco Archeologico di Pompei, il primo sito archeologico al mondo a dotarsi di un programma di lungo termine e di una collezione permanente dedicati alle arti contemporanee, con l’obiettivo di ricercare e valorizzare la contemporaneità dei temi e dei valori espressi dal patrimonio archeologico italiano e internazionale. Istituzione partner per la valorizzazione internazionale dell’opera filmica è il LaM-Lille Métropole Musée d’art moderne, d’art contemporain, d’art brut. Hanno inoltre collaborato alla realizzazione dell’opera anche Fondazione Teatro di San Carlo e Accademia di Belle Arti di Napoli, con il supporto di Galleria Lia Rumma, Milano/ Napoli.Nelle giornate di anteprima della 60. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia (16-20 aprile 2024) ingresso gratuito per i possessori di accredito.
La mostra sarà visitabile dal 17 aprile con regolare biglietto d’ingresso al Museo di Palazzo Grimani.

domenica 17 marzo 2024

Uzbekistan l'avanguardia nel deserto: una storia mai raccontata




La mostra “Uzbekistan. L’Avanguardia nel deserto” presenta per la prima volta al pubblico italiano e del mondo occidentale una pagina straordinaria e ancora poco nota dell’arte della prima metà del XX sec. Il progetto espositivo, che si dispone nella sede prestigiosa di Ca’ Foscari Esposizioni a Venezia, è promosso e sostenuto dalla Fondazione Uzbekistan Cultura ed è curato da Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, direttori del Centro Studi sull’Arte Russa dell’Università Ca’ Foscari Venezia, coadiuvati da un prestigioso comitato scientifico internazionale; mette insieme, in un arco cronologico dalla fine dell’Ottocento al 1945, circa 100 opere (soprattutto dipinti su tela e su carta, cui si aggiungono emblematici reperti della tradizione tessile uzbeka) provenienti dal Museo Nazionale di Tashkent e dal Museo Savitsky di Nukus, quello che la stampa internazionale indica da qualche anno, non impropriamente, come “il Louvre del deserto”.
 
È la prima esposizione nella storia a stabilire delle precise relazioni tra le due più importanti raccolte d’arte del Novecento presenti in Uzbekistan: si tratta di un elemento fondamentale per comprendere la profondità di una vicenda artistica come questa, ma non è l’unica novità della mostra. Finora si era pensato infatti alle opere e agli artisti anche più innovativi che lavorano in Centro Asia nel terzo e quarto decennio del Novecento come a una declinazione periferica e marginale della grande svolta operata nelle capitali russe dal 1898 al 1922 da una straordinaria generazione di artisti (Fal’k, Kandinskij, Ekster, Lentulov, Rodčenko ecc.). Ciò che invece si potrà osservare è la genesi e il successivo sviluppo di una autentica scuola nazionale, di una “Avanguardia Orientalis” affascinante e unica. Un risultato straordinario, che è stato possibile ottenere solo affiancando la raccolta del Museo Nazionale di Tashkent (dove già all’inizio degli anni ’20 erano presenti importanti capolavori dell’Avanguardia russa, tra cui 4 opere di Kandinskij) con quella di Nukus: da una parte l’anticipata ricezione di una matrice di grande modernità, che riprende e diffonde anche tutte le esperienze dell’Europa occidentale, dall’altra la sua trasformazione in un linguaggio totalmente originale, multietnico e interdisciplinare.
 
La mostra presenta come sottotitolo “La forma e il simbolo”. Il primo termine rinvia all’influenza esercitata sulla pittura del Centro Asia dall’Avanguardia storica russa mediante le opere in parte inviate a Tashkent, in altra parte raccolte da Savickij a Nukus: una selezione di segni di straordinaria qualità, mai in precedenza inviati fuori dei confini dell’Uzbekistan, tra cui 4 opere di Kandinskij (due olii e due disegni su carta): Lentulov, Maškov, Popova, Rodčenko, Rozanova sono solo alcuni dei protagonisti di uno scenario, quello della nascita dell’astrattismo, da tempo riconosciuto come uno dei fondamenti dell’arte mondiale del Novecento.
 
A queste si aggiunge un’ampia selezione di opere dell’Avanguardia Orientalis. Sono l’esito di un dialogo culturale e artistico profondissimo: da una parte le secolari tradizioni delle sete sfavillanti e la raffinata palette delle decorazioni architettoniche che riprendono i colori del cielo e degli scenari naturali, l’incedere degli animali e i suoni di una lunga vicenda musicale; dall’altra l’esigenza non più rinviabile di un codice pittorico nuovo, mai in precedenza sperimentato nell’Oriente islamico. È proprio questo rapporto a conferire uno spessore simbolico alle opere su tela e su carta che sono esposte.
 
Si tratta inoltre di un dialogo interculturale, che mette insieme artisti uzbeki, kazaki, armeni, russi d’Oriente, siberiani, quasi tutti formatisi a Mosca e a Pietrogrado, ma tutti radicati in una terra che scoprono e in cui scelgono di vivere e lavorare. L’Avanguardia Orientalis è pertanto un’Avanguardia inclusiva, di confronto e collaborazioni, di incontri e di comuni ascendenze.
 
È una storia spesso avventurosa, che la mostra di Venezia ha scelto di declinare ponendo su un piano di pari dignità i segni pittorici e grafici e quelli delle arti applicate, con una selezione di manufatti tessili che da una parte rivelano insospettabili consonanze con le moderne frontiere dell’arte, e insieme trasmettono, dall’altra, un patrimonio culturale profondamente simbolico, legato ad antichi culti e a pratiche millenarie.
 
La rassegna di Ca’ Foscari è anche l’occasione per richiamare l’attenzione internazionale sulla figura e l’opera di Igor Savickij.
La leggendaria figura di Savickij è la base del percorso, che ha tra i suoi obiettivi anche quello di far conoscere a un pubblico di non solo addetti ai lavori una personalità essenziale per preservare e tramandare molti aspetti, non solo dell’arte del XX sec., ma del complessivo Cultural Heritage dell’Uzbekistan. A lui si deve, nel bel mezzo del deserto nel Karakalpakstan, nella parte nord-occidentale dell'Uzbekistan, la costituzione di una delle più grandi collezioni di arte d'Avanguardia russa nel mondo, seconda in termini di quantità solo a quella del Museo Russo di San Pietroburgo, e pressoché unica testimonianza di uno dei più importanti movimenti artistici della storia russa del XX sec.
 
Archeologo di formazione, pittore per diletto e talento, collezionista per felice ossessione, dalla fine degli anni ’50 e fino agli anni ’70 del ‘900 Savickij ha raccolto a Nukus migliaia di reperti archeologici e manufatti di artigianato e arte popolare della regione, affiancandoli col tempo ad altre molte migliaia di dipinti e di fogli di grafica provenienti dall’Uzbekistan e dall’Unione Sovietica, in una concezione attualissima di “museo sintetico”, che la mostra riprende e ragiona nell’ampio catalogo Electa, come pure nella disposizione delle opere e nell’originale allestimento multimediale veneziano.
Savickij ha viaggiato senza sosta per raccogliere migliaia di opere d’arte che nel frattempo erano ormai scomparse anche dall’orizzonte e dalla memoria degli studi: le ha rintracciate negli atelier degli artisti o le ha acquistate da vedove ed eredi, nei “deserti” del rifiuto staliniano e post staliniano per la modernità dell’Avanguardia di inizio Novecento. Ha mantenuto al centro dei suoi interessi le opere degli artisti che avevano vissuto a lavorato nel Turkestan, dove lui stesso era stato evacuato negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Ha fatto rivivere nel deserto di Nukus le radici dell’arte moderna in Uzbekistan.
 
A  Savickij  si deve anche la comprensione e la raccolta di un importante, e pressoché inedito, gruppo di opere, pittoriche e grafiche, del Gruppo Amaravella (il termine, sanscrito, di etimologia incerta, probabilmente relativo a “spazio in espansione”), impegnato, in un breve volgere di anni, tra 1923 e 1928, a tradurre visivamente, nel solco della lezione di Nikolaj Roerich, i nodi cruciali delle teorie cosmiste all’epoca diffuse nel mondo russo. Il Museo di Nukus è il principale contenitore (e tra i pochissimi al mondo) di opere del Gruppo, che saranno esposte per la prima volta a Ca’ Foscari.


sabato 16 marzo 2024

Vela d’Artista



In conjunction with the opening of the 60th International Art Exhibition - La Biennale di Venezia Stranieri Ovunque - Foreigners Everywhere, on April 17 2024, Edipo Re inaugurates the second edition of the project Vela d’Artista in Venice, with the site-specific work AdE_Vela_Rapido by Atelier dell'Errore (AdE), an artist collective dedicated to visual arts and performance.

The project Vela d'Artista involves the design and creation of a sail for Edipo Re, a vessel dear to Pier Paolo Pasolini, by contemporary artists whose work touches upon values such as environmental sustainability and social inclusion. For the project’s second edition Atelier dell'Errore proposes AdE_Vela_Rapido, a randa sail 10 meters high and 5 meters wide.

During the preview days of the Biennale, 17- 21 April 2024, Atelier dell’Errore’s work will remain moored on the banks of the San Marco basin to welcome visitors daily from 12 to 5 pm. Thereafter, the vessel will become a traveling pavilion in the heart of the Venetian Lagoon throughout the spring and summer of 2024. Subsequently, between the end of August and the beginning of September, Edipo Re will dock on the Lido for the Venice Film Festival.

The unique feature of AdE’s sail for Edipo Re is the collective’s physical graphic work that, thanks to the complex technical collaboration with an international sailmaker, becomes embedded within the sail itself. AdE’s drawing is not a serigraph print, but the sail’s interior structure, its architectural “soul.”

For the support of their drawing, the collective chose a highly symbolic object: 50 isothermal rescue blankets joined together to form two enormous silver and gold backdrops. Here, AdE transforms a generic material normally employed to protect fragility into a functional sail, while also creating a suggestion of hope - a new possible future.

The subject chosen by AdE to encamp and animate its sail is a two-faced creature (one face on each of its sides) with a multi-faceted body composed of orifices and apertures, linked together by a highly detailed tendon tissue. These elements allude to containment, preservation or conservation, taking the form of a vascular body. What might be hidden within this constellation of organic vessels is entirely open to interpretation.

The Vela d’Artista project is curated and coordinated by Sibylle Righetti, general director of Edipo Re, with the collaboration of Silvia Jop, artistic director of Edipo Re.

The sail was designed and produced thanks to the collaboration with Velman Sails and with the generous support of Collezione Maramotti.

The Vela d'Artista project is made possible with the support of Gianni Belletti.

ABOUT THE PROJECT

Genesis and concept of the artwork AdE_Vela_Rapido by Atelier Dell’Errore

Edipo Re was born as a commercial net (or in Italian, Rapido) fishing boat in the Pula shipyards in 1943. At the end of WWII, it was transformed into a literal salvation vessel for Istrain Italians desperately escaping the Iron Curtain. It is precisely this second life of Edipo Re, from the fishing of sea life to the salvation of human life, which inspired the collective to design a sail that stands both as a symbol of hope and allegory for the contemporary tragedy of forced migrations and diaspora.

The use of gold here represents a continuum in what AdE’s founder Luca Santiago Mora describes as the collective’s “Golden Age,” which first began in 2016 for a solo exhibition at Moretti Gallery in London, where AdE lined the gallery’s window with the same type of gold foil blankets as the backdrop for a video work.

In more recent works, AdE uses gold to create the figures of their “beyond- zoological” creatures. However, for AdE_Vela_Rapido the collective returns gold to its most traditional use, as pure background. Much like the abysmal flatness of a byzantine icon, AdE suggests a similar desire to communicate that which is elsewhere, a foreign, ex-static dimension.


venerdì 15 marzo 2024

Venice Art Factory


Anche quest'anno la Venice Art Factory presenta una serie di eventi espositivi in sei  differenti location nel cuore di Venezia.

CS
We are delighted to present the 7 National Pavilions and the 18 Museum and Gallery Projects, featured in the context of the 60th Venice Art Biennale 2024, in which Venice Art Factory collaborated. 

This is the 1 of 4 sending of a weekly contemporary art countdown where we will share information about the exhibitions opening in April.

We are proud to have once again supported artists, curators and organisations from all over the world to bring their great projects to Venice.
 
Reza Aramesh. Number 207
MUNTREF, ICA MIAMI
Dates: 16 Apr > 2 Oct
Artist: Reza Aramesh
Curator: Serubiri Moses
Venue: Chiesa di San Fantin
 
The Neighbours
BULGARIA NATIONAL PAVILION
Dates: 20 Apr > 24 Nov
Artists: Krasimira Butseva, Lilia Topouzova,
Julian Chehirian
Curator: Vasil Vladimirov
Venue: Sala Tiziano - Centro Culturale Don Orione
 
Memo Akten. Boundaries
VANHAERENTS ART COLLECTION
Dates: 20 Apr > 24 Nov
Artist: Memo Akten
Curator: Walter Vanhaerents
Venue: Chiesa di Santa Maria della Visitazione
 
The Art of Seeing - States of Astronomy
GEORGIA NATIONAL PAVILION
Dates: 20 Apr > 24 Nov
Artists: Nikoloz Koplatadze, Grigol Nodia, Juliette George, Rodrigue De Ferluc, Iliazd, Max Ernst, Wilhelm Tempel
Curators: Julia Marchand, David Koroshinadze
Venue: Palazzo Palumbo Fossati
 
H2O Venezia: Diari d'acqua / Water Diaries
LAPIS LAZULI: ARTE, FONDAZIONE BAROVIER&TOSO
Dates: 18 Apr > 24 Nov
Artists: Alizée Gazeau, Marija Jaensch, Amy Thai, Sofía Toribio, Jiaying Wu
Venue: SPUMA - Space for the Arts
 
Breasts
ACP - PALAZZO FRANCHETTI, CONTEMPORIS ETS, FONDAZIONE IEO MONZINO
Dates: 18 Apr > 24 Nov
Artists: Nobuyoshi Araki, Christopher Bucklow, Adelaide Cioni, Charlotte Colbert, Teniqua Clementine Crawford, Salvador Dalí, Marcel Duchamp, Richard Dupont, Hans Feurer, Philippe Garner, Paa Joe, Allen Jones, Sherrie Levine, Sarah Lucas, Robert Mapplethorpe, Prune Nourry, Lakin Ogunbanwo, Laura Panno, Aurora Pellizzi, Irving Penn, Laure Prouvost, Issa Salliander, Cindy Sherman, Jacques Sonck, Masami Teraoka, Oliviero Toscani, Giovanna Ferrero Ventimiglia, Anna Weyant, Chloe Wise
Curator: Carolina Pasti
Venue: ACP - Palazzo Franchetti (Mezzanine Floor)
 

News dal Padiglione Egitto

 


The Alexandrian-born artist Wael Shawky (b. 1971) will represent Egypt at the 60th International Art Exhibition of La Biennale di Venezia. A natural storyteller, Shawky takes historical and literary references as starting points for his immersive narratives that interweave fable, fact and fiction to tackle common notions of national, religious and artistic identity.

Based on extensive periods of research and enquiry, his work across film, performance, painting, drawing and sculpture inverts and reframes contemporary culture through the lens of historical tradition and events.

For the Egyptian Pavilion, Shawky has created Drama 1882, a filmed rendition of an original musical play directed, choreographed, and composed by the artist, around Egypt’s nationalist Urabi revolution against imperial influence (1879-82). The year 1882 was the year this revolt was crushed by the British, who then went on to occupy Egypt until 1956. In part inspired by the Biennale Arte 2024 theme “Foreigners Everywhere”, Shawky said:

 

There was a revolt led by the Egyptian Colonel Ahmed Urabi and his army against the Egyptian monarch, calling him a traitor because he fell prey to the British and French. The interesting thing about this discourse is the idea of the foreigners – what does it mean to be ‘foreigners’? Who were they? They were the occupiers – it was not the idea of immigrants that we have today.

 

Sung in classical Arabic by professional performers, the work marks a departure for Shawky:

Normally I insisted on erasing drama from my previous films, so I opted for puppets, marionettes, and children. This time drama has several meanings: There is the sense of make-believe, connected to the idea of having a show, like theatre. There is no theatrical performance in ‘Drama 1882’. The background is moving in slow motion, as if in layers. In the end this makes the work like a moving painting, with the performers and soundtrack being elements in this composition. The word ‘drama’ has many implications: it conjures a sense of entertainment, the sense of catastrophe and our inherent doubt in history.

The film is accompanied by vitrines, sculpture, paintings, drawings and a mirror relief made in Murano.

In accepting the invitation to represent Egypt at the 60th International Art Exhibition of La Biennale di Venezia, Shawky said: ‘This is a moment of global political urgency and revolutionary change. It seemed paramount to represent my country with a strong message at this time. To reflect on the historic occupation in Egypt felt timely, pressing, and important.’

I am Hymns of the New Temples, 2023 [Film Still] © Wael Shawky; Courtesy of Sfeir-Semler Gallery, Lisson Gallery, Galleria Lia Rumma, and Barakat Contemporary

In an essay on Shawky, the distinguished Egyptian critic and author Yasmine El Rashidi writes:

 

Shawky’s practice is rooted in his deep relationship to the history and cultural heritage of the Arab world. His work adheres to the premise that history is a record of subjectively depicted sequences rather than indisputable facts, which he posits to create elaborately choreographed re-stagings and interpretations of historic events. By meticulously blurring lines of recorded fact and possible fictions, and studiously interweaving into his narratives the spiritual and whimsy, Shawky’s work offers poetically alternate prisms with which to consider pivotal moments in history.

In his new theatrical film, ‘Drama 1882’, Shawky continues his ongoing practice of historical renditions transforming the Egyptian Pavilion into the center-stage for a timely and critical conversation around the necessity of revisionist histories and the futility of war.

 

The Egyptian Pavilion is commissioned by the Egyptian Ministry of Culture – Accademia d’Egitto.


The Pavilion is supported by Sfeir-Semler Gallery, Lisson Gallery, Galleria Lia Rumma and Barakat Contemporary and generously sponsored by Gratus Foundation, Riad Armanious and Natalie Ashba, Masha and Shihab Shobokshi and Mai Eldib.


NOTES FOR EDITORS

 

Wael Shawky Biography

Based on extensive periods of research and enquiry, Wael Shawky’s work tackles notions of national, religious and artistic identity through film, performance and storytelling. Whether instructing Bedouin children to act out the construction of an airport runway in the desert or organizing a heavy metal concert in a remote Egyptian village, Shawky frames contemporary culture through the lens of historical tradition and vice versa. Mixing truth and fiction, childlike wonder and spiritual doctrine, Shawky has staged epic recreations of the medieval clashes between Muslims and Christians in his trilogy of puppets and marionettes – titled Cabaret Crusades: The Horror Show

Files (2010), The Path to Cairo (2012) and The Secrets of Karbala (2015) – while his three-part film, Al Araba Al Madfuna, uses child actors to recount poetic myths, paying homage, rather than mere lip-service, to the important narratives of yesteryear.

Wael Shawky was born in Alexandria in 1971 where he lives and works. Recent solo exhibitions have been held at M Leuven Museum, Brussels, Belgium (2022); The Modern Art Museum of Fort Worth, Fort Worth, TX, USA (2021), The Louvre Abu Dhabi, Abu Dhabi, UAE (2020); The Polygon, Vancouver, Canada (2020); ARoS, Aarhus Kunstmuseum, Aarhus, Denmark (2018); Museum of Contemporary Art (MOCA), Yinchaun, China (2017); Castello di Rivoli, Turin, Italy (2016); Fondazione Merz, Turin, Italy (2016); Kunsthaus Bregenz, Austria (2016); Fondazione Merz, Zurich, Switzerland (2016); MATHAF, Doha, Qatar (2015) and MoMA P.S.1, New York, NY, USA (2015); K20

Düsseldorf, Germany (2014-15); Serpentine Galleries, London, UK (2013-14); KW Contemporary Art Institute, Berlin, Germany (2012); Nottingham Contemporary, UK (2011); Walker Art Center, Minneapolis, MN, USA (2011); Delfina Foundation,

London, UK (2011) and Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Biella, Italy (2010). He has participated in Lahore Biennale, Lahore, Pakistan (2020); Desert X, Al Ula, Saudi Arabia (2020); 14th Istanbul Biennial, Turkey (2015); the 11th Sharjah Biennial, UAE (2013); Documenta 13, Kassel, Germany (2012); the 9th Gwangju Biennial, South

Korea (2012); SITE Santa Fe Biennial, NM, USA (2008); the 9th Istanbul Biennial, Turkey (2005); and the 50th International Art Exhibition of La Biennale di Venezia, Italy (2003). Recent awards include the inaugural Mario Merz Prize (2015); the Award for Filmic Oeuvre created by Louis Vuitton and Kino der Kunst (2013); the Abraaj Capital Art Prize (2012); the Schering Foundation Art Award (2011), as well as The International Commissioning Grant and an award from the Lower Manhattan Cultural Council, in 2005. In 2010, Shawky founded the educational space MASS Alexandria.

giovedì 14 marzo 2024

Julie Mehretu. Ensemble a Palazzo Grassi

 


Dal 17 marzo 2024 al 6 gennaio 2025, Palazzo Grassi presenta la più grande mostra mai dedicata a Julie Mehretu in Europa. A cura di Caroline Bourgeois e dell’artista, la mostra si compone di una selezione di oltre cinquanta dipinti e stampe realizzate da Julie Mehretu negli ultimi venti cinque anni insieme a opere più recenti, prodotte tra il 2021 e il 2023. Distribuita sui due piani di Palazzo Grassi, la mostra riunisce 17 opere della Pinault Collection oltre a prestiti provenienti dalla collezione dell'artista, da musei internazionali e da collezioni private.L'esposizione è punteggiata dalla presenza di opere di alcuni amici artisti, con i quali Julie Mehretu condivide una forte affinità e un rapporto stretto di scambio e collaborazione. Presentata secondo un principio di rimandi visivi, “Ensemble” si sviluppa in un percorso libero e non cronologico, permettendo di esplorare la pratica artistica di Julie Mehretu, di comprenderne l’origine e l’incessante rinnovamento.Come le stratificazioni e le sovrapposizioni che compongono i dipinti dell’artista americana, la mostra prende forma nelle corrispondenze che, nel corso degli anni, si stabiliscono tra le opere. La sua pratica, profondamente radicata nell’astrazione, è alimentata dalla storia dell’arte, dalla geografia, dalla storia, dalle lotte sociali, dai movimenti rivoluzionari e dal carattere di tutti coloro che hanno lasciato un segno in questi importanti settori della conoscenza e della creazione.A questo processo di stratificazione, che moltiplica la superficie delle immagini, fa eco la dimensione collettiva, l’idea di lavorare insieme, evidenziata dalla pre senza in mostra di opere dei suoi amici, Nairy Baghramian, Huma Bhabha, Tacita Dean, David Hammons, Robin Coste Lewis, Paul Pfeiffer e Jessica Rankin, creando un dialogo fecondo con il suo stesso lavoro. Al di là delle differenze formali, emergono preoccupazioni e linee di forza comuni, che fanno superare l’idea che l’artista basti a se stessa, dimostrando, al contrario, che si trova in relazione con gli altri, con le loro idee e sensibilità. Le opere degli artisti invitati ispirano Julie Mehretu e risuonano con il suo lavoro, con il suo modo di guar dare il mondo. Tanto più che tutti questi artisti, anche Julie Mehretu, hanno vissuto come fondante e formativa l’esperienza di fuga o di abbandono del proprio Paese, come ad esempio l'Etiopia, l'Iran o il Pakistan. La loro partecipazione alla mostra è quindi la manifestazione della profonda attenzione di Julie Mehretu nei confronti di quelle relazioni intessute, del loro carattere determinante e del loro potere creativo.
La mostra è organizzata in collaborazione con K21 — Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen (Düsseldorf) che presenterà una nuova versione del progetto espo sitivo interamente dedicata a Julie Mehretu, nel 2025.L'esposizione è accompagnata da una guida per il visitatore e da un catalogo trilingue pubblicato da Marsilio Arte (Venezia), con testi di Hilton Als, Caroline Bourgeois, Julie Mehretu, Jason Moran, Patricia Falguières e due conversazioni, una tra Julie Mehretu, Paul Pfeiffer e Lawrence Chua e l'altra tra Julie Mehretu e Caroline Bourgeois.La mostra è inoltre arricchita da una serie di conferenze ed eventi culturali aperti al pubblico che mettono in luce i protagonisti e i temi del progetto espositivo, ospitati al Teatrino di Palazzo Grassi. Tra gli altri, è in programma il 20 marzo una conversazione con Julie Mehretu e gli artisti della mostra "Ensemble", mentre il 21 marzo sarà presentata la performance musicale Archive of Desire.

Julie Mehretu. EnsembleCon Nairy Baghramian, Huma Bhabha, Robin Coste Lewis, Tacita Dean, David Hammons, Paul Pfeiffer e Jessica Rankin Palazzo Grassi 17 marzo 2024 – 6 gennaio 2025 Curata da Caroline Bourgeois in collaborazione con Julie Mehretu

Pierre Huyghe alla Punta della Dogana


 Dal 17 marzo al 24 novembre 2024, Punta della Dogana presenta “Liminal”, uno dei progetti più ambiziosi di Pierre Huyghe a oggi. Concepita dall’artista francese insieme alla curatrice Anne Stenne, l’esposizione presenta un importante nucleo di opere inedite, affiancate a lavori degli ultimi dieci anni, alcuni dei quali provenienti dalla Pinault Collection.

Pierre Huyghe si è sempre interrogato sul rapporto tra l’umano e il non umano e concepisce le sue opere come finzioni speculative da cui emergono altre forme di realtà possibili. Le finzioni sono per lui “veicoli per accedere al possibile o all’impossibile—a ciò che potrebbe o non potrebbe essere”.

Con “Liminal”, Pierre Huyghe trasforma Punta della Dogana in uno spazio dinamico e sensibile in costante evoluzione. La mostra è una condizione transitoria popolata da creature umane e non umane e diventa il luogo in cui si formano soggettività in perenne processo di apprendimento, trasformazione e ibridazione. Le loro memorie si amplificano grazie alle informazioni captate a partire da eventi, percettibili e impercettibili, che attraver sano la mostra.

L’esposizione si apre con l’opera omonima Liminal, una simulazione di un personaggio enigmatico dalla forma umana, spogliato di tutto, senza mondo, senza cervello e senza volto. Questa figura è un passaggio tra mondi che non si conoscono, tra la nostra realtà sensibile e un'entità inumana, ed è attraversata da forme nascenti di cognizione e sensazione, tra cui un organoide cerebrale che reagisce al dolore.

Contemporaneamente, voci sconosciute risuonano nelle sale. Una lingua inedita, Idiom, si autogenera e si sviluppa durante tutto il periodo della mostra, grazie a maschere capaci di captare stimoli esterni, indossate da personaggi che si muovono nello spazio di Punta della Dogana.

Proseguendo nel percorso, il film Human Mask rivela una scimmia che indossa una maschera umana e che, da sola, ripete gli stessi gesti, come un automa, in un ristorante abbandonato nei dintorni di Fukushima, in Giappone.

Al centro di Punta della Dogana, il film Camata montato in tempo reale, senza inizio e senza fine, mostra un rituale sconosciuto e in costante evoluzione, eseguito da grandi macchine robot su uno scheletro ritrovato nel deserto di Acatama in Cile. Assistiamo così a uno scambio tra un'entità incorporea e un corpo umano senza vita.

Il percorso continua presentando una serie di immagini mentali, prodotte dall’attività cerebrale di una persona mentre immagina Annlee, un celebre personaggio d’animazione. Catturate da un’interfaccia neuronale, queste immagini, risultato di una copro duzione tra l’umano e l’artificiale, si moltiplicano al ritmo della suddivisione di cellule cancerogene e vengono trasformate costantemente dagli elementi esterni presenti nell’ambiente.Per Pierre Huyghe, l’esposizione è un rituale imprevedibile, in cui si gene rano e coesistono nuove possibilità, senza gerarchia o determinismo. Con “Liminal”, l’artista rimette in discussione la nostra percezione della realtà fino a diventare estranei a noi stessi, da una prospettiva altra rispetto a quella umana, bensì inumana.L’esposizione è accompagnata da una guida, disponibile gratuitamente, e da un catalogo pubblicato da Marsilio Arte, Venezia, in collaborazione con Les Éditions Dilecta per l'edizione francese, con testi di Tristan Garcia, Patricia Reed, Chiara Vecchiarelli, Tobias Rees e una conversazione tra Pierre Huyghe e Anne Stenne. Un programma di incontri e proiezioni sarà presentato durante il corso della mostra per approfondire i temi affrontati dall’artista. Tra gli eventi, sono in programma al Teatrino di Palazzo Grassi una conversazione con Flora Katz, critica d'arte e curatrice al LUMA Arles, il 22 maggio, una proiezione del film The Host and the Cloud, 2009-2010, di Pierre Huyghe, il 23 maggio e, in autunno, un incontro con Pierre Huyghe.Questa mostra è sostenuta da Bottega Veneta. I costumi per l’opera Idiom sono realizzati dal direttore creativo di Bottega Veneta, Matthieu Blazy, in collaborazione con l’artista.Pierre Huyghe ha scelto di presentare in una delle sale del Torrino di Punta della Dogana, l’opera Three Heads Fountain (Three Andrews) di Bruce Nauman, in risonanza alla mostra “Liminal”.Quest’opera rappresenta, inoltre, una reminiscenza della mostra perso nale dell’artista Bruce Nauman, “Contrapposto Studies”, presentata tra il 2021 e il 2022 a Punta della Dogana, a cura di Carlos Basualdo e Caroline Bourgeois.Facendo eco a questa mostra emblematica a Venezia, Tai Kwun (Hong Kong) presenterà, dal 14 maggio al 18 agosto 2024, la prima retrospettiva in Asia di Bruce Nauman, a cura di Carlos Basualdo, Caroline Bourgeois e Pi Li.Pierre Huyghe ha inoltre scelto di presentare due serie di disegni realizzati da Anthony Nosiku Ikwueme (1997), artista neurodivergente che ha contattato Pierre Huyghe nel 2014 per stabilire un ponte tra i loro linguaggi, diversi l’uno dall’altro.

venerdì 8 marzo 2024

Nebula

 


Fondazione In Between Art Film presenta Nebula, la nuova mostra collettiva che aprirà al pubblico il 17 aprile 2024 al Complesso dell’Ospedaletto a Venezia in occasione della 60. Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia.

Nebula esporrà otto nuove video installazioni site-specific commissionate a Basel Abbas e Ruanne Abou-Rahme (1983, Cipro/1983, USA), Giorgio Andreotta Calò (1979, Italia), Saodat Ismailova (1981, Uzbekistan), Cinthia Marcelle e Tiago Mata Machado (1974, Brasile/1973, Brasile), Diego Marcon (1985, Italia), Basir Mahmood (1985, Pakistan/Paesi Bassi), Ari Benjamin Meyers (1972, USA) e Christian Nyampeta. Tutte le otto opere sono commissionate e prodotte da Fondazione In Between Art Film, l’istituzione concepita da Beatrice Bulgari per promuovere la cultura delle immaginiin movimento e sostenere gli artisti, i musei e i teorici internazionali che esplorano il dialogo tra discipline e time-based media.

Curata da Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi – rispettivamente direttore artistico e curatore della Fondazione – la mostra si ispira al fenomeno della nebbia come condizione materiale e metaforica in cui la possibilità di orientarsi tramite la vista si riduce, rendendo necessario attivare strumenti sensoriali diversi per conoscere la propria posizione e comprendere ciò che ci circonda. In questo contesto, le opere di Nebula abbracciano forme di frammentazione psicologica, socio-politica, tecnologica e storica, e suggeriscono modalità per navigare il nostro tempo presente, spesso attraversato da elementi che, come la nebbia, appaiono immateriali e insormontabili.

Attraverso sensibilità artistiche e linguaggi tra loro differenti, le opere in mostra rivolgono l’attenzione a quegli spazi intimi e interiori di pensiero che si rendono necessari di fronte agli eventi dell’esistenza. I temi affrontati comprendono la scala globale della migrazione, le percezioni individuali della mortalità, la dimensione collettiva della memoria, le strutture di potere opprimenti e le forme storiche di violenza.

Basel Abbas e Ruanne Abou-Rahme presentano un nuovo adattamento di Until we became fire and fire us (2023—in corso). Questa video installazione multicanale mette al centro comunità che utilizzano il canto, la danza o la poesia come atti di resistenza politica alle conseguenze traumatiche del vivere in contesti dove distruzione e cancellazione sono continue.

Il film Nebula (2024) di Giorgio Andreotta Calò segue una pecora che vaga da sola all’interno del Complesso dell’Ospedaletto, proponendo una riflessione spaziale e metaforica sulla cura, la mortalità e la ricerca di senso.

Melted into the Sun (2024) di Saodat Ismailova è un viaggio visivo e poetico nell’eco culturale e politica che si è generata, attraverso secoli e luoghi diversi, dalle idee rivoluzionarie del profeta Al-Muqanna, una figura storica ambigua che ha vissuto in Asia centrale nell’VIII secolo.

La video installazione a tre canali Brown Bodies in an Open Landscape are Often Migrating (2024) di Basir Mahmood ripercorre, attraverso un approccio metacinematografico, i viaggi pericolosi che compiono migranti senza documenti dall’Asia meridionale all’Europa, tematizzando il paesaggio come spazio fisico ed esistenziale che gli esseri umani abitano e percorrono e dove talvolta cercano la salvezza.

Cinthia Marcelle e Tiago Mata Machado presentano la video installazione a due canali Acumulação Primitiva (Accumulazione Primitiva, 2024), una riflessione allegorica sulle origini del capitalismo, sul colonialismo e sull’etnocidio.

Fritz (2024) di Diego Marcon mostra un ragazzino che canta uno jodel all’interno di una legnaia illuminata da un’alba autunnale. Il suo canto è al tempo stesso un richiamo e un requiem composto solo da vocalizzi e suoni gutturali, cui fanno eco altre voci provenienti dall’esterno.

Composto da due partiture e un film, Marshall Allen, 99, Astronaut (2024) di Ari Benjamin Meyers si focalizza sul celebre sassofonista e attuale leader del leggendario gruppo jazz afrofuturista Sun Ra Arkestra, offrendo un’intensa esperienza musicale che intreccia i temi del tempo, dello spazio, della memoria e della trasformazione.

Il film di Christian Nyampeta, When Rain Clouds Gather (2024), ritrae tre amici artisti che discutono su come trascorrere il loro sabato sera mentre le notizie di guerre ingiuste e di crudeli stermini, insieme alle connessioni e alle divisioni nel mondo della cultura, entrano ed escono dalla loro conversazione.

Gli interventi scenografici e architettonici dello studio interdisciplinare 2050+, fondato da Ippolito Pestellini Laparelli, mirano a tradurre nello spazio le diverse condizioni visive, acustiche, tattili e mentali della nebulosità. A volte solida e concreta, altre eterea e immateriale, la strategia architettonica esalta od offusca i sensi a seconda delle opere e crea momenti in cui la luce e il suono tracimano i confini delle installazioni. La geografia del Complesso dell’Ospedaletto sarà trasformata in un ecosistema di ambienti diversi – alcuni già esistenti e altri inseriti appositamente – amplificando l’esperienza delle video installazioni e consentendo al pubblico di perdere temporaneamente la possibilità di orientarsi.

Nebula, che in latino significa “nuvola” o “nebbia”, è il secondo capitolo di una serie di mostre organizzate a Venezia e continua la ricerca sugli stati della visione e della percezione extra-visiva già iniziata nel 2022 con Penumbra.

Nebula sarà accompagnata da un simposio interdisciplinare curato da Bianca Stoppani, Editor della Fondazione In Between Art Film, che coinvolgerà gli artisti presenti in mostra ed espanderà il dibattito riguardo alle loro pratiche attraverso momenti discorsivi con curatori e intellettuali internazionali.

A cura di Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi con Bianca Stoppani, nell’autunno 2024 verrà pubblicato il catalogo che riflette sulla realizzazione di Nebula e includerà testi appositamente commissionati sulle nuove opere di Basel Abbas e Ruanne Abou-Rahme, Giorgio Andreotta Calò, Saodat Ismailova, Cinthia Marcelle e Tiago Mata Machado, Diego Marcon, Basir Mahmood, Ari Benjamin Meyers, e Christian Nyampeta.

Il Complesso dell’Ospedaletto è uno spazio culturale che fa parte di Ospedaletto Contemporaneo, un’iniziativa promossa da Venews Arts.


FONDAZIONE IN BETWEEN ART FILM   - Nebula

con Basel Abbas e Ruanne Abou-Rahme, Giorgio Andreotta Calò, Saodat Ismailova, Cinthia Marcelle e Tiago Mata Machado, Diego Marcon, Basir Mahmood, Ari Benjamin Meyers, e Christian Nyampeta

A cura di Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi

17 aprile – 24 novembre 2024
Complesso dell’Ospedaletto
Barbaria de le Tole, 6691 Venezia

lunedì 4 marzo 2024

Prossimamente Güneştekin Art Refinery




La fondazione artistica Güneştekin Art Refinery, dell'artista Ahmet Güneştekin, aprirà i suoi spazi a Venezia presso il Palazzo Gradenico, posto nel sestiero di Santa Croce. 

Questa nuova realtà si propone di ospitare nuove generazioni di artisti con eventi, laboratori, incontri. 

Confermando come Venezia stia sempre più diventato un museo diffuso, e internazionale.




CS

Vi annunciamo che abbiamo acquistato Palazzo Gradenigo, uno dei simboli storici ed edifici rinascimentali di Venezia. Poiché questi tipi di edifici appartengono al Governo italiano, sono considerati patrimonio culturale e sono molto difficili da acquistare!

Io e l'istituto d'arte da me diretto abbiamo ottenuto la qualifica secondo i criteri culturalmente stabiliti.

Questa settimana si sono concluse le pratiche relative al rogito di proprietà e l'edificio è stato ufficialmente ceduto alla nostra istituzione. Abbiamo avviato trattative con un importante studio di architettura italiano per il restauro.

Secondo la legge, gli edifici culturali appartenenti allo Stato italiano ricevono la chiave dell'edificio da parte dello Stato 60 giorni dopo la vendita.

Riceverò le chiavi l'8 febbraio 2024 e inizieremo subito i lavori di restauro. Si prevede che nell'autunno del 2024, la "Gunestekin Art Refinery Venice" aprirà le sue porte al mondo dell'arte.

Il Palazzo offrirà anche opportunità espositive e di promozione per i nostri giovani artisti sostenuti dalla Fondazione Güneştekin per far sentire la nostra voce al mondo a nome della Turchia attraverso l’arte. 

domenica 3 marzo 2024

Padiglione Italia


 Si intitola Due qui / To Hear il progetto espositivo per il Padiglione Italia alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia (20 aprile – 24 novembre 2024), promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, presentato nel corso della conferenza stampa che si è svolta martedì 27 febbraio 2024 presso la Sala Spadolini del Collegio Romano alla presenza del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
 
A cura di Luca Cerizza (con l’assistenza di Francesca Verga), il progetto del Padiglione Italia ha il suo nucleo centrale in una grande installazione sonora e ambientale dell’artista Massimo Bartolini, che torna alla Biennale dopo la partecipazione al Padiglione Italia alla Biennale Arte 2013. In un’attenta relazione con il contesto espositivo, Due qui / To Hear propone un itinerario attraverso tutti gli spazi del Padiglione Italia, incluso il giardino di pertinenza, in cui l’alternarsi di vuoti e pieni, di movimenti e soste, conducono a incontri inaspettati con opere e installazioni di natura sonora e performativa.
 
Il progetto per il Padiglione Italia dialoga con il tema della 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia Stranieri Ovunque / Foreigners Everywhere, a cura di Adriano Pedrosa, proponendone un’ulteriore declinazione per la quale il non essere straniero deve iniziare con il non essere stranieri a se stessi. In questo senso “ascoltare se stessi” è cruciale per comprendere la posizione dell’individuo nel mondo e nella serie di relazioni che stabilisce all’interno della società. Il titolo del progetto già suggerisce, insomma, come ascoltare, “tendere l’orecchio” sia una forma di azione verso l’altro. Incontro e ascolto, relazione e suono sono, d’altronde, elementi indissolubili nella pratica ultratrentennale di Bartolini. In Due qui / To Hear il paradigma acustico va letto, dunque, sia come esperienza fisica che come metafora e invito all’attenzione, all’apertura verso l’altro.
 
In un percorso potenzialmente circolare, due figure fanno da ideali introduzioni agli spazi e al progetto: gli alberi del Giardino delle Vergini e un Bodhisattva Pensieroso. Incarnazioni di un principio di natura e di spiritualità, sembrano rappresentare momenti di immobilità. In verità è un’inazione solo apparente. L’albero che è connesso attraverso le radici o il Bodhisattva che sta seduto a pensare incarnano forme di relazione forse più profonde con il Mondo. Intorno a loro e con loro si delineano le opere che aprono e chiudono il progetto, che ha il suo centro in una grande installazione sonora attraversabile dal pubblico.
 
In un lungo processo di dialogo e scambio attraverso molteplici forme di ospitalità, curatore e artista definiscono una rete di relazioni e collaborazioni, che danno vita a un progetto collettivo in cui sono inclusi, in diverse forme, la presenza di altri artisti di diverse discipline e provenienze geografiche. Le giovani compositrici Caterina Barbieri e Kali Malone e uno dei musicisti più importanti della musica sperimentale degli ultimi cinquant’anni, Gavin Bryars (insieme al figlio Yuri Bryars), contribuiranno alle opere sonore di Bartolini, mentre la scrittrice e illustratrice per l’infanzia Nicoletta Costa e il romanziere e poeta Tiziano Scarpa sono stati invitati a concepire nuovi testi che saranno performati all’interno dello spazio del Giardino nei giorni dell’inaugurazione e come parte del Public Program.
 
Accanto alla mostra Due qui / To Hear si svilupperà infatti un Public Program di incontri, curato da Luca Cerizza in collaborazione con Gaia Martino. Inoltre, durante il mese di maggio, un evento speciale avrà luogo nel Parco di Villa Fürstenberg a Mestre (VE). Una nuova performance sonora appositamente concepita da Massimo Bartolini (Ballad for Ten Trees) con la presenza di dieci sassofonisti.
 
La creazione dell’artista Massimo Bartolini per il Padiglione Italia curato da Luca Cerizza – ha dichiarato il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – forte anche dei contributi di diverse espressioni creative provenienti da molteplici discipline artistiche, costituirà un momento importante nel contesto della sessantesima Esposizione Internazionale d’Arte della Fondazione La Biennale di Venezia, mettendo in dialogo forme espressive proprie della nostra identità nazionale con manifestazioni e simboli che sono propri alle tradizioni di numerose culture, nella ricerca di una radice comune da cui tutto si genera. La pratica dell’ascolto, che contraddistinguerà l’installazione Due qui / To Hear, stimolerà il pubblico all’introspezione che predispone al ritrovamento di sé, presupposto ineludibile per accogliere l’altro: il giusto viatico a una Biennale che rinnoverà per Venezia il ruolo di capitale mondiale dell’arte contemporanea.
 
La Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura ha contribuito alla realizzazione del Padiglione Italia con un importo pari a 800.000 euro formalizzato, come di consueto, con una convenzione con la Fondazione La Biennale di Venezia.
 
Il Padiglione Italia è realizzato anche grazie al contributo di TOD’S, in qualità di Partner, e di Banca Ifis, in qualità di Sponsor, il cui contributo ammonta complessivamente a più di 400.000 euro. Uno speciale ringraziamento va a tutti i donor, il cui sostegno è fondamentale per la realizzazione del progetto: Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Palazzo Bentivoglio – Bologna, ACACIA – Associazione Amici Arte Contemporanea Italiana, Collezione Mauro De Iorio, Nicoletta Fiorucci, Silvia Fiorucci, Hofima.

venerdì 1 marzo 2024

Biennale Arti Visive 2024


Fra poco più di un mese parte la nuova edizione della Biennale di Venezia, che quest'anno inizierà da sabato 20 aprile e durerà fino a domenica 24 novembre 2024, come sempre  divisa fra i Giardini e all’Arsenale, con la grande distribuzione di eventi e manifestazioni per tutta la città di Venezia.

Si tratta della 60. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, che ha come curatore  Adriano Pedrosa, che si muove su una percorso a grande raggio sulla modernità sempre più complessa e articolata. 

La rassegna giunge in un momento particolarmente delicato fra gli equilibri culturali del nsotro mondo e cercherà di darci una varietà di riflessioni e percezioni che gli artisti stanno vivendo e comunicando. 

Il titolo della mostra è "Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere" ed  è ispirato da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo, come traccia di lavoro per chi vi partecipa sia nel progetto curatoriale che nei diversi padiglioni nazionali, che quest'anno arrivano ad oltre 90 nazioni. 

Nei prossimi articoli daremo approfondimento a tutti i progetti. 


Eccovi ora il comunicato stampa sul prossimo grande evento. 

Da alcuni anni La Biennale ha avviato un percorso di rivisitazione di tutte le proprie attività secondo principi consolidati e riconosciuti di sostenibilità ambientale. Anche per il 2024 l’obiettivo è quello di ottenere la certificazione della “neutralità carbonica”, conseguita nel 2023 per tutte le attività programmate dalla Biennale: la 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, i Festival di Teatro, Musica e Danza e, in particolare, la 18. Mostra Internazionale di Architettura, che è stata la prima grande Mostra di questa disciplina a sperimentare sul campo un percorso tangibile per il raggiungimento della neutralità carbonica, riflettendo essa stessa sui temi di decolonizzazione e decarbonizzazione. (Si veda la scheda allegata) 

LA MOSTRA INTERNAZIONALE del Curatore La Mostra si articolerà tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale in due nuclei distinti: Nucleo Contemporaneo e Nucleo Storico. Come principio guida, la Biennale Arte 2024 ha privilegiato artisti che non hanno mai partecipato all’Esposizione Internazionale, anche se alcuni di loro hanno già esposto in un Padiglione Nazionale, in un Evento Collaterale o in una passata edizione della Esposizione Internazionale. Un’attenzione particolare sarà riservata ai progetti all’aperto, sia all’Arsenale sia ai Giardini, e a un programma di performance durante i giorni di pre-apertura e nell’ultimo fine settimana della 60. Esposizione. 

Il titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo. Queste opere consistono in sculture al neon di vari colori che riportano in diverse lingue le parole “Stranieri Ovunque”. L’espressione è stata a sua volta presa dal nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi anni Duemila combatteva contro il razzismo e la xenofobia in Italia. «L’espressione Stranieri Ovunque – spiega Adriano Pedrosa - ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri». Nucleo Contemporaneo «Il termine italiano “straniero”, il portoghese “estrangeiro”, il francese “étranger” e lo spagnolo “extranjero” sono tutti collegati sul piano etimologico rispettivamente alle parole “strano”, “estranho”, “étrange” ed “extraño”, ovvero all’estraneo. Viene in mente Das Unheimliche di Sigmund Freud, Il perturbante nell’edizione italiana, che in portoghese è stato tradotto con “o estranho”, lo strano che, nel profondo, è anche familiare. 

Secondo l’American Heritage e l’Oxford English Dictionary, il primo significato della parola “queer” è proprio “strange” (“strano”), pertanto la Mostra si svilupperà e si concentrerà sulla produzione di ulteriori soggetti connessi: l’artista queer, che si muove all’interno di diverse sessualità e generi ed è spesso perseguitato o messo al bando; l’artista outsider, che si trova ai margini del mondo dell’arte, proprio come l’autodidatta o il cosiddetto artista folk o popular; l’artista indigeno, spesso trattato come uno straniero nella propria terra. La produzione di questi quaFro soggeFi sarà il fulcro di questa edizione e andrà a costituire il Nucleo Contemporaneo». «Gli artisti indigeni avranno una presenza emblematica e le loro opere accoglieranno il pubblico nel Padiglione Centrale, con un murale monumentale realizzato dal collettivo brasiliano Mahku sulla facciata dell’edificio, e nelle Corderie, dove il collettivo Maataho di Aotearoa/Nuova Zelanda presenterà una grande installazione nella prima sala. Gli artisti queer saranno presenti in ogni spazio e costituiranno il fulcro di un’ampia sezione nelle Corderie, nonché di un’area dedicata all’astrazione queer nel Padiglione Centrale». «Il Nucleo Contemporaneo ospiterà nelle Corderie una sezione speciale dedicata a Disobedience Archive, un progetto di Marco Scotini che dal 2005 sviluppa un archivio video incentrato sulle relazioni tra pratiche artistiche e attivismo. 

La presentazione di Disobedience Archive nella Mostra è progettata da Juliana Ziebell, che ha lavorato anche all’architettura espositiva dell’intera Esposizione Internazionale. Questa sezione, suddivisa in due parti principali appositamente concepite per la Mostra, dal titolo Attivismo della diaspora e Disobbedienza di genere. Disobedience Archive, includerà opere di 39 artisti e collettivi realizzate tra il 1975 e il 2023». Nucleo Storico «Il Nucleo Storico è composto da opere del XX secolo provenienti dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia e dal mondo arabo. Si è scriFo molto sui modernismi globali e su quelli del Sud del mondo, motivo per cui in alcune sale saranno esposti lavori provenienti da tali territori, come a costituire una sorta di saggio, una bozza, un ipotetico esperimento curatoriale volto a mettere in discussione i confini e le definizioni del Modernismo. Conosciamo fin troppo bene la storia del Modernismo in Euroamerica, ma i modernismi del Sud globale rimangono in gran parte sconosciuti. […]. Lo stesso Modernismo europeo ha viaggiato ben oltre l’Europa nel corso del Novecento, spesso intrecciandosi con il colonialismo, così come molti artisti del Sud globale si sono recati in Europa per esporre il proprio lavoro. […]». 

 Il Nucleo Storico prevede tre sale nel Padiglione Centrale: la sala intitolata Ritratti, la sala dedicata alle Astrazioni e una terza sala dedicata alla diaspora artistica italiana nel mondo lungo il corso del XX secolo. «Le due sale che ospitano i Ritratti comprenderanno le opere di 112 artisti, per lo più dipinti, ma anche lavori su carta e sculture, coprendo un arco di tempo compreso tra il 1905 e il 1990. […] Il tema relativo alla figura umana sarà esplorato in innumerevoli modi diversi dagli artisti del Sud globale, riflettendo sulla crisi della rappresentazione dell’umano che ha caratterizzato gran parte dell’arte del XX secolo. Nel Sud del mondo numerosi artisti sono entrati in contatto con il Modernismo europeo attraverso viaggi, studi o libri, pur apportando alle proprie opere riflessioni e contributi molto personali e potenti […]. La sala dedicata alle Astrazioni includerà 37 artisti: quasi tutti verranno esposti insieme per la prima volta in impreviste giustapposizioni, auspicando così connessioni, associazioni e parallelismi inediti che vanno ben oltre le categorie piuttosto semplici che ho proposto. […]». Tra gli altri, sono presenti in questa sezione artisti provenienti dalla Corea e da Singapore, che in passato facevano parte del cosiddetto Terzo Mondo, oppure artisti indigeni Maori di rilevanza storica come Selwyn Wilson e Sandy Adsett, provenienti da Aotearoa/Nuova Zelanda. «[…] 

Una terza sala del Nucleo Storico sarà dedicata alla diaspora artisti italiani che hanno viaggiato e si sono trasferiti all’estero integrandosi nelle culture locali e costruendo le proprie carriere in Africa, Asia, America Latina nonché nel resto d’Europa e negli Stati Uniti; artisti che spesso hanno avuto un ruolo significativo nello sviluppo delle narrazioni del Modernismo al di fuori dell’Italia. In questa sala saranno esposte le opere di 40 autori italiani di prima o seconda generazione, collocate negli espositori a cavalletto in vetro e cemento di Lina Bo Bardi (italiana trasferitasi in Brasile, vincitrice del Leone d’Oro speciale alla memoria della Biennale Architettura 2021)». «Nel corso della ricerca – sottolinea Pedrosa - sono emersi in modo piuttosto organico due elementi diversi ma correlati che sono stati sviluppati fino a imporsi come leitmotiv di tutta la Mostra. Il primo è il tessile, esplorato da molti artisti coinvolti, a partire da figure chiave nel Nucleo Storico, fino a molti autori presenti nel Nucleo Contemporaneo. […] Tali opere rivelano un interesse per l’artigianato, la tradizione e il fatto a mano, così come per le tecniche che, nel più ampio campo delle belle arti, sono state a volte considerate altre o straniere, estranee o strane. […] Un secondo elemento è rappresentato dagli artisti – molti dei quali indigeni – legati da vincoli di sangue. […] 

 Anche in questo caso la tradizione gioca un ruolo importante: la trasmissione di conoscenze e pratiche da padre o madre a figlio o figlia oppure tra fratelli e parenti». (Testo integrale di Adriano Pedrosa allegato) Il Presidente della Biennale, Roberto Cicutto, ha ricordato che «Adriano Pedrosa è il primo curatore della Biennale Arte proveniente dall’America Latina, scelto perché portasse il suo punto di vista sull’arte contemporanea rileggendo culture diverse come fosse un controcampo cinematografico». «La natura internazionale della Biennale ne fa un osservatorio privilegiato sullo stato del mondo attraverso la trasformazione e l’evoluzione delle arti. Nessun curatore, quando sceglie i contenuti della propria mostra, cavalca direttamente i temi caldi del momento, ma intraprende un viaggio pieno di cambiamenti di rotta e il cui racconto sarà alla fine fortemente influenzato dalla percezione e interpretazione che ne daranno i visitatori, gli addetti ai lavori e la stampa. 

Ma l’unicità della Biennale sta soprattutto nella presenza reale dei Padiglioni Nazionali (quelli storici ai Giardini, e più recentemente quelli che si sono aggiunti all’Arsenale e in alcuni spazi della città), che la rendono un luogo diverso da ogni altro per il confronto fra le arti e i mutamenti della società. Le Partecipazioni quest’anno raggiungono un livello molto alto, con 90 paesi a cui si aggiungono 30 Eventi Collaterali. 

L’autonomia dei direttori artistici è la miglior garanzia perché la formula della Biennale di Venezia continui a funzionare e a produrre effetti talvolta sorprendenti, anche sul piano diplomatico e politico». (Testo integrale di Roberto Cicutto allegato) PAESI La Mostra sarà affiancata da 90 Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono 4 i Paesi presenti per la prima volta alla Biennale Arte: Repubblica del Benin, Etiopia, Repubblica Democratica di Timor Leste e Repubblica Unita della Tanzania. Nicaragua, Repubblica di Panama e Senegal partecipano per la prima volta con un proprio padiglione. Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, è a cura di Luca Cerizza, con il progetto Due qui / To hear dell'artista Massimo Bartolini, che include contributi appositamente ideati da musiciste/i e da scrittrici/scrittori. Il Padiglione della Santa Sede, promosso dal Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, Cardinale José Tolentino de Mendonça, avrà luogo quest’anno nella Casa di reclusione femminile di Venezia alla Giudecca. La mostra ha come titolo Con i miei occhi ed è a cura di Chiara Parisi e Bruno Racine. Il Comune di Venezia partecipa con un proprio Padiglione, il Padiglione Venezia, ai Giardini di Sant’Elena. 

EVENTI COLLATERALI Gli 30 Eventi Collaterali approvati dal Curatore e promossi da enti e istituzioni pubbliche e private senza fini di lucro, sono organizzati in numerose sedi della ciFà di Venezia e propongono un'ampia offerta di contributi e partecipazioni che arricchiscono il pluralismo di voci che caratterizza la Mostra (Lista allegata). 

 PROGETTI SPECIALI realizzati dalla Biennale di Venezia - Polveriera Austriaca, Forte Marghera, Mestre Dieci opere dell’artista italiana Nedda Guidi (Gubbio, 1927 – Roma, 2015), presente in concorso nell’Esposizione Internazionale, saranno esposte a Forte Marghera all’interno dell’edificio chiamato Polveriera Austriaca. «Invitata per le tecniche innovative adoperate nella scultura in ceramica – ha spiegato Adriano Pedrosa – Guidi unisce la figura dell’esperto artigiano col genio dell'arte, non una 'semplice' ceramista ma una scultrice fondamentale per l'evoluzione della ceramica contemporanea». - Padiglione delle Arti Applicate, Arsenale, Sale d’Armi L'artista brasiliana Beatriz Milhazes (n. 1960), nota per il suo lavoro che sovrappone l'immaginario culturale brasiliano e i riferimenti alla pittura modernista occidentale, presenterà sette dipinti e altrettanti collage di grandi dimensioni. Il progetto del Padiglione, quest’anno a cura di Adriano Pedrosa, è arrivato alla sua ottava edizione ed è fruFo della collaborazione tra La Biennale e il Victoria and Albert Museum (V&A) di Londra. 

 BIENNALE COLLEGE ARTE Agnes Questionmark, Joyce Joumaa, Sandra Poulson, Nazira Karimi sono gli autori dei progetti finalisti della 2a edizione di Biennale College Arte 2023/24, che accederanno a un contributo di 25.000 euro per la realizzazione del lavoro finale. Le loro opere saranno presentate, fuori concorso, come parte della 60. Esposizione. Al bando di partecipazione hanno aderito oltre 150 giovani artisti/e emergenti under 30 provenienti da 37 paesi in tutto il mondo. 

 LEONI D’ORO ALLA CARRIERA Sono stati attribuiti ad Anna Maria Maiolino, artista brasiliana (italiana di nascita), e a Nil Yalter, artista turca (residente a Parigi), i Leoni d’Oro alla carriera della Biennale Arte 2024. Il riconoscimento verrà consegnato sabato 20 aprile 2024 durante la cerimonia di premiazione e inaugurazione della Biennale Arte 2024 a Ca’ Giustinian, sede della Biennale di Venezia. BIENNALE SESSIONS, il progetto per le Università Per il tredicesimo anno consecutivo La Biennale dedica il progetto Biennale Sessions alle Università, alle Accademie e a tutte le istituzioni operanti nella ricerca e nella formazione nel campo delle arti, dell’architeFura e nei campi affini. L'obieFivo è quello di offrire una facilitazione a visite di tre giorni da loro organizzate per gruppi di almeno 50 tra studenti e docenti, con la possibilità di organizzare seminari in luoghi di mostra offerti gratuitamente e assistenza all'organizzazione del viaggio e soggiorno. (Scheda allegata) 

 EDUCATIONAL La Biennale di Venezia, nel corso dell’ultimo decennio, ha dato crescente importanza all’attività formativa, sviluppando un forte impegno nelle attività cosiddette “Educational” verso il pubblico delle Mostre, le università, i giovani e i ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado. Con le due ultime grandi Mostre - la Biennale Arte 2022 e la Biennale Architettura 2023 - sono stati complessivamente 130.298 i soggetti coinvolti, di cui 71.525 i giovani partecipanti alle attività Educational. Anche per il 2024 è prevista una vasta offerta che si rivolge a singoli e gruppi di studenti, bambini, adulti, famiglie, professionisti, aziende e università. Tutte le iniziative puntano sul coinvolgimento attivo dei partecipanti, sono condotte da operatori selezionati e formati dalla Biennale e si suddividono in Percorsi Guidati e Attività di Laboratorio. (Scheda allegata) 

 L'OFFERTA EDITORIALE E IL PROGETTO GRAFICO Il catalogo ufficiale, dal titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, è composto di due volumi. Il Volume I è dedicato alla Mostra Internazionale a cura di Adriano Pedrosa. Nelle prime pagine alle due brevi introduzioni del Presidente Pietrangelo Buttafuoco e del Presidente Roberto Cicutto, segue un’intervista ad Adriano Pedrosa di Julieta Gonzàles. La prima parte del volume è dedicata ai saggi critici e alcune “Conversations”, tra cui le intervista ai Leoni d’Oro alla carriera, Anna Maria Maiolino e Nil Yalter, la seconda parte è dedicata alla presentazione degli artisti esposti divisi in due sezioni principali: Nucleo Storico e Nucleo Contemporaneo. Ogni artista è introdotto da un testo critico di approfondimento e il suo lavoro è illustrato da un apparato iconografico. Il Volume II è dedicato alle Partecipazioni Nazionali e agli Eventi Collaterali. La Guida della Mostra è studiata per accompagnare il visitatore lungo il percorso espositivo. L’identità grafica e il design delle pubblicazioni della Biennale Arte 2024 è firmata da Estudio Campo (Paula Tinoco, Roderico Souza, Carolina Aboarrage) di San Paolo del Brasile. I tre volumi sono editi da La Biennale di Venezia. (Scheda allegata) 

 IL PARTNER E GLI SPONSOR La 60. Esposizione è realizzata anche con il sostegno di Swatch, Partner della manifestazione. Main Sponsor della manifestazione è illycaffè. Sponsor: American Express, Bloomberg Philantropies, Vela-Venezia Unica Ringraziamenti a Cleary Gottlieb Steen & Hamilton LLP. Rai è Media Partner della 60. Esposizione Internazionale d’Arte e seguirà la manifestazione con un’offerta dedicata in Tv, alla radio e sul web. 

RINGRAZIAMENTI Si ringrazia il Ministero della Cultura, le Istituzioni del territorio che in vario modo sostengono La Biennale, la CiFà di Venezia, la Regione del Veneto e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, la Marina Militare. Un ringraziamento va ai Donor e agli Enti e Istituzioni internazionali per il loro sostegno nella realizzazione della 60. Esposizione. In particolare i nostri ringraziamenti vanno a Adriano Pedrosa e a tutto il suo team. Grazie, infine, a tutte le grandi professionalità della Biennale applicate con grande dedizione alla realizzazione e alla gestione della Mostra.